Né idealizzazione, né giustificazione del passato: la rilettura degli spazi industriali italiani come stimolo all'operare contemporaneo.
I luoghi e gli spazi del lavoro hanno la stessa dignità, lo stesso fascino, come le stesse brutture e gli stessi errori dei luoghi e degli spazi d’abitazione. In continua metamorfosi si trasformano e cambiano d’uso: il loro divenire è il divenire della vita economica e riconoscerne il valore significa valutare la trasformazione del manufatto industriale, ieri prepotente e inaccessibile, oggi ingenuo e primitivo.
Dall’ex cotonificio Crespi d’Adda alle Cartiere Burgo di Mantova, dall’Olivetti d’Ivrea alla diga del Tirreno, dal Mulino Stucky a Venezia all’Ilva di Taranto , il volume è un excursus storico-architettonico tra gli esempi più significativi dell’architettura e dell’urbanistica industriale italiana dall’unità a oggi.
Corredato di un ampio repertorio iconografico, illustra quella ritrovata nostalgia per l’archeologia industriale, per la rilettura delle soluzioni, dei percorsi, degli errori e dei successi in funzione della continua modifica dello spazio in cui operiamo.