Per la collana Pesci rossi, Electa presenta il quinto volume della serie speciale dedicata alla figura di Piero Manzoni (il primo titolo pubblicato nel 2013, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte dell'artista) realizzata in stretta collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni. Le pubblicazioni, coordinate da Rosalia Pasqualino di Marineo, intendono approfondire aspetti specifici della ricerca intorno all'artista e il suo tempo, grazie a materiali e documenti a volte inediti.
Il libro documenta e ricostruisce il rapporto tra Manzoni e Roma, delineando la rete di relazioni che l’artista milanese intreccia con i critici, i galleristi e gli artisti romani, e suggerendo inoltre una lettura nuova degli spunti che i cosiddetti artisti di Piazza del Popolo hanno trovato nell’incontro con Manzoni.
I primi contatti dell’artista con Roma risalgono al 1955 quando, appena ventiduenne, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza. Tra il 1959 e il 1961 Manzoni esporrà a Roma quattro volte, entrando in contatto prima con la Galleria Appia Antica e con il milieu culturale e artistico di Emilio Villa e con la Galleria Trastevere di Topazia Alliata, poi con la Galleria La Tartaruga diretta da Plinio De Martiis.
A Roma, che all’epoca vive una stagione artistica particolarmente fertile, l’influenza di Piero Manzoni si manifesta in due diverse fasi: alla fine degli anni cinquanta è l’aspetto acromatico e antiespressivo della ricerca di Manzoni a essere guardato con interesse da giovani artisti romani, in particolare Franco Angeli, Mario Schifano, Giuseppe Uncini e Tano Festa.
Alcuni anni dopo la morte di Manzoni, l’attenzione degli artisti romani si rivolge invece agli aspetti performativi del suo lavoro.
A metà degli anni sessanta, il lavoro di Manzoni è dunque già una fonte importante per l’arte romana: a ciò contribuisce in misura considerevole lo stretto rapporto che l’artista intrattiene con la capitale durante tutta la sua breve esistenza, sin dal primo soggiorno.
A otto anni esatti dalla scomparsa di Manzoni, morto d’infarto il 6 febbraio del 1963, la mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, curata da Germano Celant, è la consacrazione definitiva del suo lavoro: da questo momento la ricerca di Manzoni entra nel canone dell’arte italiana del Novecento come una delle punte più significative e originali della ricerca del secondo dopoguerra.