Un omaggio all'artista da poco scomparso (1934-1998), che seppe conciliare la pittura con la sperimentazione tecnologica.
“Dovete realizzare una mostra di qualità, moderna e virtuale, con pochi quadri dentro stanze oscure e tante proiezioni” La mostra di Roma rispetta il desiderio di Mario Schifano, l’artista da poco scomparso (1934-1998) che seppe conciliare la pittura con la sperimentazione tecnologica. Il volume riunisce, oltre al contributo della moglie Monica De Bei Schifano, curatrice con Silvana Bonfili e Stefania Fabri della mostra e del catalogo, undici saggi di critici, storici dell’arte e giornalisti: Barbara Tosi, Luca Ronchi, Fulvio Abbate, Alberto Boatto, Achille Bonito Oliva, Enrico Ghezzi, Gérard-Georges Lemaire, Silvana Bonfili e Stefania Fabri. Le tre sezioni del catalogo comprendono trenta opere che rappresentano in modo esemplare l’approccio trasversale dell’artista che ha privilegiato la comunicazione usando i media e le sue icone, quali la televisione, sua “musa ausiliare”. Grande importanza ebbe per l’artista il cinema: “La pittura, nonostante tutto, non riesce a completarmi. È che gli uomini somigliano più al cinema che alla pittura: in un film camminano, mangiano, fanno l’amore, così come accade veramente; nella pittura no”. I testi sono in parte illustrati dai fotogrammi del film “Mario Schifano. Tutto” di Luca Ronchi, presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia.