Il volume, edito per la collana Documenti di Architettura, indaga il valore della critica di Josef Frank verso la tradizione rinascimentale italiana per la definizione di una specifica idea di moderno.
Classe 1885, viennese di Baden, Josef Frank è forse – insieme ad Adolf Loos – l’architetto e il teorico che maggiormente contribuisce alla ricchezza e alla complessità del novecento architettonico viennese.
Dopo il viaggio di sette mesi in Italia sulle orme di Alberti, tra Firenze, Mantova e Rimini, nel 1910 discute la tesi di dottorato sull’architettura religiosa albertiana – pubblicata per la prima volta in traduzione italiana in questo volume – che si rivela un documento fondamentale nel contesto della produzione teorica di Frank e della definizione del moderno.
Come Alberti aveva educato il suo occhio osservando le rovine di Roma, Frank ha inseguito con vitale fantasia le tracce che Alberti ha lasciato: nella convinzione di una continuità, dell’appartenenza a una tradizione – una convinzione largamente condivisa in ambiente viennese – Josef Frank ricerca nel rinascimento non nitidi canoni formali, ma la varietà e la moderazione che definiscono un antropocentrismo sensibile.
Il libro, con i testi di Federico Bucci, Caterina Cardamone, Francesco Dal Co, è corredato dalle riproduzioni delle tavole realizzate ad acquerello, inchiostro e matita da Josef Frank per illustrare la tesi di dottorato.
Il volume è stato realizzato in occasione della mostra Josef Frank interprete di Leon Battista Alberti, curata da Caterina Cardamone e Francesco Dal Co, inaugurata alla Casa del Mantegna di Mantova il 9 maggio 2018 nell’ambito della rassegna Mantovarchitettura, organizzata dal Polo territoriale di Mantova del Politecnico di Milano.