L'area monumentale del Foro Romano-Palatino è una realtà complessa che ancora oggi riserva sorprese nel momento in cui la ricerca riprende a interrogarsi, cercando risposte soprattutto sulle fasi più antiche della storia di Roma.
Il Foro Romano in particolare rivelò la sua natura a seguito degli scavi condotti negli ultimi decenni del XIX secolo e nel primo del secolo successivo. L’artefice di quelle scoperte fu Giacomo Boni che, avvalendosi delle poche forze (e delle grandi capacità) di cui disponeva, riuscì nell’impresa di porre un punto fermo sulla topografia del Foro Romano. Oltre ai monumenti, Boni ci ha lasciato in eredità una copiosa documentazione cartacea, consistente in relazioni di scavo, fotografie e disegni. Questi documenti, anche se non compensano la esaustiva pubblicazione dei lavori che egli si riprometteva di dare alle stampe ma che in realtà non vide mai la luce, contengono una considerevole messe di dati inediti o poco noti. Nel tempo la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma si è adoperata per far conoscere il materiale documentario di cui è la naturale depositaria, attraverso una serie di pubblicazioni incentrate su molti e vari aspetti, che ne evidenziano anche la caratteristica di supporto utilizzato e da utilizzare.