Il volume esce in occasione della mostra omonima al Museo di Roma in Trastevere e riproduce le opere di undici artisti (Gianfranco Baruchello, Giosetta Fioroni, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Franco Nonnis, Gastone Novelli, Achille Perilli, Carol Rama, Giovanna Sandri, Toti Scialoja e Luigi Serafini) che furono in rapporti di amicizia e collaborazione con Giorgio Manganelli, o sui quali questi ebbe modo di scrivere i testi raccolti di recente nel volume Emigrazioni oniriche.
Se nella sua traiettoria sinora negletta di osservatore eccentrico dell’arte Manganelli alternava uno sguardo divagante e desultorio (come nella rubrica Salons, raccolta nel 1987 nel volume omonimo) a una dissimulata competenza da connoisseur su repertori come la pittura del Sei e del Settecento, nello scrivere degli artisti del suo tempo (con alcuni dei quali la confidenza si rivela maggiore che coi letterati coevi), la distanza retorica si accorcia e la sua diventa una conversazione fra pari e diseguali, «esigui e iracondi» ai quali non fa mancare mai la sua solidarietà, il suo affetto, la sua – per una volta sincera – ammirazione. All’introduzione di Andrea Cortellessa, che ricostruisce questa rete di interscambi, seguono approfondimenti di altri studiosi su alcuni di questi rapporti così fecondi. Ne emerge un paesaggio mosso e sussultorio, nevrotico e feroce negli accostamenti e nella fame reciproca che accomunava, allora, gli artisti delle diverse discipline.
Un rapporto di vera e propria complicità, che lo fece accedere alle grazie aspre e deliziose dell’«altra metà dell’avanguardia», fu quello intrattenuto da Manganelli negli anni Ottanta con Lea Vergine. In appendice sono riprodotte le conversazioni fra i due, e i testi che scrissero l’una sull’altro. Conclude il volume una bibliografia degli scritti dedicati da Manganelli agli artisti del suo tempo.
€ 25,00