La storia dell'architettura italiana del secondo Cinquecento: un percorso storico-geografico analizzato attraverso le opere più significative.
Dopo le eroiche sperimentazioni dei primi decenni del ‘500, l’architettura italiana sembra volgersi alla messa a punto di nuovi impianti tipologici – si pensi alla chiesa romana del Gesù di Vignola e Giacomo della Porta, agli Uffizi di Vasari, ai palazzi farnesiani di Vignola, alle ville palladiane -, di complesse relazioni tra edificio e spazio urbano, di strutture e infrastrutture funzionali alla vita cittadina: acquedotti, strade, fognature, ponti e fontane.
Gli architetti rimangono legati ai luoghi ove operano e l’architettura diviene un fenomeno pienamente urbano, pensato come realizzazione di un’idea nuova e complessa di città.
Il volume procede, così, non attraverso le biografie degli architetti più celebri, bensì con un taglio storico-geografico, attraverso l’analisi di opere particolarmente significative e temi solitamente poco indagati.