L' intera opera del "pittore di finissimi incanti", una ricerca personale e raffinatissima nell'arte italiana tra gli anni '50 e '70.
Artista schivo e appartato (“I suoi disegni sono come delle poesie scritte per musica”) Arturo Bonfanti è stato talvolta definito un Morandi astratto. Nato a Bergamo nel 1905 e morto nel 1978, negli anni matura un’espressione artistica elegante e personale, che gli varrà la stima e il plauso di personaggi quali Dino Buzzati. Marco Valsecchi dirà che la sua pittura è “una rivelazione delle infinite presenze costruite o captate nell’universo da un’intelligenza sensibile e allarmata”. Il suo nome evoca i sobri disegni, grandi e piccoli, le tele di forme e combinazioni di colore armoniose, le opere apparse, in sempre nuove e stilisticamente fedeli variazioni. La ricca carriera, trent’anni in numerose personali e mostre di gruppo in città italiane, in capitali europee, nel Nord e Sud America, è raccontata in un volume completo di immagini e testi a cura di uno dei massimi critici di arte del nostro tempo. L’ intera opera del “pittore di finissimi incanti”, una ricerca personale e raffinatissima nell’arte italiana tra gli anni ’50 e ’70.