Fondata nel 1947 – sotto la presidenza di Giuseppe Fiocco e la direzione scientifica di Rodolfo Pallucchini – “Arte Veneta” è divenuta nel tempo tra le più importanti pubblicazioni specialistiche di storia dell’arte.
Apre il presente numero, per l’ambito medievale, il contributo di Chiara Ponchia, dedicato a un nuovo foglio miniato da una perduta mariegola dalla Scuola di San Giovanni Evangelista; seguono i temi di area rinascimentale trattati da Luca Fabbri, con nuove proposte attributive per Bartolomeo Giolfino, esponente di una delle più note dinastie di scultori veronesi tra Quattro e Cinquecento; da Sergio Alcamo, che riscopre l’Oroscopo giorgionesco dei depositi della Gemäldegalerie di Dresda creduto distrutto, e da Michele Guida Conte che indaga la vicenda della pala d’altare destinata alla cappella maggiore della chiesa domenicana di Santa Corona a Vicenza.
Vi è inoltre, per il Cinquecento maturo, il contributo di Federico Giani dedicato alla singolare Crocifissione di Bodzentyn, con interessanti riflessioni sul manierismo veneziano in Polonia e Lituania nel XVI secolo, e quello di Claudia Caramanna, che presenta inediti risultati di una ricerca sul pittore Jacopo Apollonio, nipote per parte materna di Jacopo Bassano.
Il volume prosegue con interessanti saggi di altro ambito – di Francesca Stopper, sui bronzisti Nicolò Roccatagliata e Sebastiano Nicolini; di Vincenzo Mancini, sull’attività di Liss e Regnier a Venezia, e di Sara Grinzato che offre una nuova lettura di tre ambienti a Palazzo Ducale -Chiesetta, Antichiesetta e Sala dei Conviti -, affrescati da Jacopo Guarana.
Segue la sezione delle Segnalazioni, con inediti ritrovamenti e attribuzioni – fra cui il testo di Caterina Trupiano Kowalczyck che presenta la prima prova documentaria a favore dell’identificazione di Apollonio Domenichini con l’autore delle tredici vedute della Fondazione Langmatt a Baden, chiudendo definitivamente la dibattuta questione critica – e in chiusura, alcuni contributi per le Carte d’archivio, tra cui quello di Matteo Mazzalupi che rende nota una lettera del 1438, conservata in Archivio di Stato a Firenze, di Antonio di Niccolò da Montefeltro ad Antonio di Niccolò Martelli, a Venezia, nella quale, tra l’altro, si incarica il destinatario di ritirare e pagare un dipinto eseguito da Antonio Vivarini, identificato nella pala per la cappella dei Santi Antonio abate e Giacomo in San Francesco a Urbino.
Tutti i contributi sono corredati da un ricco apparato iconografico.
€ 95,00