L'interpretazione della classicità nella pittura del secondo Ottocento attraverso l'opera di Alma Tadema
Le suggestive scoperte archeologiche di Pompei e
dell’area vesuviana, oggetto di scavi approfonditi nel
corso dell’Ottocento, hanno esercitato un influsso
fortissimo sull’immaginario di pittori e scrittori nel
corso del secolo, restituendo un’immagine vivida e
straordinariamente vitale del mondo antico, con la
sua realtà sociale, politica e quotidiana.
Grazie alla profonda conoscenza archeologica e
letteraria dell’antichità classica, Alma-Tadema,
olandese di nascita ma inglese d’adozione, riesce a
far rivivere, in una chiave finemente estetizzante, un
mondo ormai perduto, dove le scene del quotidiano
assumono le sfumature del mito.
A partire dal caposcuola Alma-Tadema, attraverso il
ricco filone italiano, pur senza trascurare quelle
opere di scuola internazionale che possano illustrare
tappe significative per l’affermazione del genere,
l’argomento è affrontato nelle sue diverse
sfaccettature interpretative, dando perciò spazio
anche alla pittura di storia, ispirata dalle evidenze
documentarie e archeologiche del mondo classico,
nonché ai dipinti e alle rilevazioni eseguite dal vero
nei siti archeologici di maggior rilievo da artisti,
architetti e disegnatori professionisti, senza infine
trascurare fondamentali fonti letterarie, come le
guide e i romanzi ambientati nelle città sepolte