Il tributo ad uno dei più raffinati artisti italiani, trascurato dalla critica ufficiale. La storia, anche ideologica, dell'ambiente artistico del secondo dopoguerra scritta da uno degli storici dell'arte più amati dal pubblico.
Alik Cavaliere (1926-1998) è stato scultore, professore di scultura e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Artista originale e impossibile da definire: nel suo percorso di studio e ricerca ha costantemente inseguito nuove forme espressive, mediante l’uso delle tecniche scultoree, la manipolazione dei materiali e delle idee. In oltre quarant’anni di attività, Alik Cavaliere ha utilizzato i materiali più eterogenei; muovendosi tra metalli tradizionalmente utilizzati in scultura come rame, bronzo, oro e argento, per passare a quelli meno tradizionali: acciaio, ghisa, ottone, similoro e piombo, per poi rivolgersi a plastiche, stoffe, legni, carte, fotografie, acqua e colori. E poi ancora passando a porcellane, vetri, ingobbi, specchi e materiali di recupero. Il tutto saldando, fondendo, sbalzando ed assemblando.