Pompei e gli Etruschi
a cura di Massimo Osanna, Stéphane Verger
Pompei e gli Etruschi è la nuova grande mostra – dopo quella sull’Egitto nel 2016 e sulla Grecia nel 2017 – sull’“Etruria campana” e sui rapporti tra le élite campane etrusche, e quelle greche e indigene, di cui Pompei è il centro. Un percorso cha parte dalle prime influenze etrusche in Campania prima di Pompei, passando alla Pompei etrusca in una Campania multietnica, fino al suo tramonto, e alla memoria di alcune usanze etrusche che si conservarono ancora per qualche tempo. In 13 sale, allestite nel portico nord della Palestra grande, sono esposti circa 800 reperti provenienti da musei italiani e europei: materiali in bronzo, argento, terracotte, ceramiche, provenienti da tombe, santuari e abitazioni, la cui analisi consente di affrontare le controverse dinamiche della presenza etrusca in Campania.
Fulcro della mostra sono i reperti emersi dai recenti scavi nel santuario extraurbano del Fondo Iozzino, tra i principali santuari fondati a Pompei alla fine del VII sec a.C: una grande quantità di materiale di epoca arcaica, quali armi e servizi per le libagioni rituali con iscrizioni in lingua etrusca. Questi materiali si affiancano a quelli provenienti dalle altre città etrusche della Campania, come Pontecagnano e Capua.
Testimonianze di sfarzose tombe principesche in cui venivano sepolti i membri più importanti di grandi famiglie aristocratiche sono, invece, i corredi funerari provenienti dalla tomba Artiaco 104 di Cuma di un principe cosmopolita; quello di una principessa di Montevetrano (tomba 74), vicino a Pontecagnano; e quello della lussuosa tomba di un principe orientalizzante dal Lazio (la tomba Barberini di Palestrina).
Il filo conduttore delle mostre della Palestra Grande di Pompei, a partire da quelle che hanno riguardato l’Egitto, la Grecia e, ora, l’Etruria sono le dinamiche degli incontri di popoli, le integrazioni tra gruppi sociali, lo spazio mediterraneo come luogo e teatro di culture fluide e identità recintate. Fin dagli ultimi anni dell’Ottocento la Campania appariva alla scienza storica e antiquaria come un crogiolo di presenze, di sovrapposizioni di gruppi ed etnie, e il compito di dipanare la matassa fu affidato all’archeologia.
La mostra è in tal senso, come le precedenti, un percorso di ricerca che prende avvio da un programma di progetti di scavo, studio e documentazione. Da questa operazione emerge l’idea di un territorio campano antico multietnico, e Pompei, che indubbiamente nei primi secoli della sua vita fu uno dei poli strutturanti della regione, è ormai diventata un paradigma per indagare la forma delle città arcaiche della Campania.
Data inizio
Mercoledì 12 dicembre 2018
Data fine
Giovedì 02 maggio 2019
Parco Archeologico di Pompei
Via Villa dei Misteri,
80045 Pompei (NA)
L’accesso alla mostra è incluso nella tariffa di ingresso agli scavi.
A cura di
Massimo Osanna e Stéphan Verger
Promosso da
Parco Archeologico di Pompei
In collaborazione con
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Polo Museale della Campania
Organizzazione di
Electa