La stanza verde, pubblicata per Electa nella collana Pesci rossi, offre, attraverso una vivace cronaca delle avvincenti storie di un grande gallerista, una visione insolita, da dietro le quinte, delle vicende e dei protagonisti dell'arte del secondo Novecento (artisti, collezionisti, scrittori, registi, intellettuali, politici) in un'avventura che continua a compiersi tra l'Europa e l'America.
Dalla giovinezza in Oplonti alla fondazione a Roma, nel 1967, con Laura Mazza e Alberto Mondadori, della celebre galleria d’arte contemporanea Il Gabbiano, ad evocare al contempo Cechov e Braque – ora bianco, grigio e luce minimali per le opere di Rauschenberg, Johns, Lichtenstein e tanti altri – alle mostre di Parigi, alla scoperta degli Stati Uniti di cui Sandro Manzo è fiero cittadino. Straordinarie le pagine che raccontano l’assidua frequentazione con Balthus, l’amicizia con Piero Guccione e il pittore greco Tsarouchis, figure carismatiche come Memmo, che prepara ancora tele e colori per i maestri con una sapienza inarrivabile, e celebrità come Leo Castelli, gli italiani della Pop Art, divi del cinema, gli affetti più cari, i luoghi, i caffè, le estati a Sabaudia, le strade e i ristoranti dell’amata New York. Il ritmo della narrazione è incalzante e orchestrato, come un romanzo, secondo efficaci ritorni e flashback che tracciano percorsi tematici a circostanziare, man mano che si procede con la lettura, personaggi, temi, riflessioni diacroniche sul mondo dell’arte, il suo business, e, con sguardo critico, sul mestiere di gallerista oggi, dall’esperienza di una vita trascorsa all’insegna di un’inesauribile voglia di conoscere.