Il primo affondo critico sulla questione della pittura di paesaggio nell’antichità e sulla discussa autonomia del genere, condotto da uno dei maggiori storici dell’arte greca e romana.
Il volume si apre con un’approfondita discussione sul concetto di paesaggio in ambiente greco-romano, un genere pittorico che sembrerebbe paradossalmente periferico malgrado l’arte antica fosse essenzialmente rivolta alla rappresentazione del reale.
Si indagano poi le diverse tipologie di paesaggio diffuse nel mondo ellenistico a partire dalla “chorographia”, una pittura cartografica dedita alla rappresentazione delle varie regioni del mondo conosciuto (con animali e abitanti) che influenzò la nascita di forme ibride come le luminose vedute a volo d’uccello delle città. Ampio spazio è poi dedicato al paesaggio, sempre preponderante, rispetto alle figure umane nella pittura impressionistica dei cicli eroici e al fortunatissimo genere “idillico-sacrale”che compare in forme raffinatissime nella pittura a Roma e nelle città vesuviane.
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