Ricco di rari scritti autografi e interventi di importanti critici e storici dell'arte come Alberto Boatto, Achille Bonito Oliva, Cesare Brandi, Giuliano Briganti, Maurizio Calvesi, Vittorio Rubiu; di omaggi di amici artisti come Eliseo Mattiacci e Luca Patella e testimonianze di galleristi come Fabio Sargentini
“A tanti artisti, e grandissimi, sono stato vicino, ma in
nessuno ho mai riscontrato, al calor bianco che sviluppava
Pascali, l’estro irruente, il potere di trasformare la materia
nell’oro purissimo della fantasia.”
Così Cesare Brandi
scriveva dell’artista pugliese Pino Pascali (Bari 1935 – Roma
1968) che per la folgorante brevità e generosità del suo
percorso artistico e umano è assurto ad emblema della
straordinaria vitalità dell’arte italiana degli anni sessanta.
Scultore, scenografo, performer, Pascali coniugò in modo
geniale e creativo forme primarie e mitiche della cultura e
della natura mediterranee (i campi, il mare, la terra e gli
animali) con le forme infantili del gioco e dell’avventura
e le icone e i feticci della cultura di massa.
Traducendo
questo mondo dell’immaginario in forme monumentali
e concise, spesso realizzate con le materie più effimere
e caduche, seppe dare una originale risposta critica,
italiana e mediterranea, alle nuove tendenze che venivano
dall’America come la Pop Art, e precorrere l’arte
concettuale degli anni settanta.